IL CIELO COMINCIA DAL BASSO – Sonia Serazzi

Il cielo comincia dal basso

Troppo spesso siamo portati a pensare che le cose importanti siano posizionate in alto, nell’ordine che contempla quella numerazione a cui siamo abituati: come se i numeri potessero essere collegabili alle emozioni, ai valori etici o all’importanza di sapere che si può vivere una vita autentica senza rincorrere quel che, secondo quest’ottica, deve risultare tra i primi posti.

Ma se ci fermiamo un momento e ribaltiamo quell’ordine, cancellando i numeri e frugando tra le vibrazioni del cuore, ci accorgiamo che spesso i veri tesori si trovano proprio nel fondo di quel che resta della dimenticanza.

Il cielo comincia dal basso”, dunque. E ce lo racconta, con la semplicità di chi conosce l’importanza di certe affermazioni, Sonia Serazzi,  in un libro che vale la pena leggere, per scoprire il sapore antico delle piccole cose.

Prima l’ho divorato, come si fa con le cose belle quando hai bisogno che ti entrino dentro. Poi l’ho riletto, con calma, per il bisogno di sentire ancora quelle emozioni che quando ti arrivano addosso vorresti non allontanartene più, come un sogno che sai che non diventerà realtà e, per questo, hai bisogno di non svegliarti e continuare a rimanere immersa in quelle immagini oniriche e di cullarti nella calma di quel soffio felice.

«Il cielo comincia dal basso»  è una storia normale. La storia di una normalità vissuta tanto intensamente da diventare speciale.

Sembra un racconto d’altri tempi, per le atmosfere che si intravedono attraverso la poesia che trasuda da ogni singola parola: parole che si trasformano sul foglio bianco e hanno il dono di far  rivivere valori ormai dispersi, schiacciati dagli orrori di una modernità che ha smembrato l’armonia delle cose semplici.

“Col freddo, quando c’è legna da ardere, noi donne restiamo in casa, cuociamo i fagioli nel caminetto e ci godiamo la fiamma (…). A volte suona il campanello e stringiamo le sedie per far posto. Prima alla porta scampanellavano la Risa o la Truscia, ora è rimasta solo la Palombella a farci visita, nei mesi in cui arriva in pullman da Torino, dove ha traslocato giusto perché i figli ce l’hanno trascinata con la paura che si trascurasse.”

E invece è una storia attuale, che si fa carico di quel mondo che parte dal basso: il mondo dei semplici,  dei diseredati, di chi vive l’autenticità ancora possibile se solo la si anela, e che per questo sembra non avere una collocazione: né di tempo e né di spazio. Semplicemente  racconta un mondo, che è diventato un mondo altro, ma che c’è, esiste oggi come esisteva un tempo e come, per sempre, esisterà finché ci sarà qualcuno che ne difenderà l’essenza. È un mondo che ha pochi ammiratori e molti più nemici pronti a screditarne  il valore e i valori, fautori di quella vergogna che ci imbottiglia tutti in un lembo di esistenza che ci vuole tutti uguali, eclissando l’unicità  in mezzo ad una fiumana informe che si muove senza sapere dove andare. Un disagio che cambia veste e tramuta le sue fattezze  in una forza apparente che annienta il pensiero.

Ma la vergogna può essere anche altro. E Rosa Sirace lo aveva imparato da sua nonna, Antonia Cristallo, che a Rosasua aveva insegnato l’amore di chi ha avuto la vita dura, ma senza rimpianti.


“- Prenditi di scorno! – Dice sempre mia nonna quando sbaglio qualcosa: la vergogna per lei è un bagaglio da caricarsi in spalla per imparare passi più giusti”

I luoghi sono quelli del Sud, ma hanno il sapore di uno sguardo diverso: non c’è l’esaltazione dei tempi andati, né il peso della solita ferita aperta della rassegnazione. Non c’è il rimpianto della terra perduta e nessuna Itaca che attende il viaggio di ritorno, quel  nòstos tanto caro a chi è costretto a vivere lontano.

Sono semplicemente luoghi, e persone, e fatti, e immagini emotive che e ti guardano dentro e ti sanano l’anima,  in uno scorrere lento della vita di cui è possibile amare tutti i momenti e godere di ogni singolo frammento:  la luce e la notte, il cielo e la terra, la vita e la morte,  i sogni e la realtà, come un miscuglio di cui non si fa in tempo a capire quale sia l’uno e quale l’altro, perché entrambi hanno il luccichio di chi vive ai bordi senza perdere la purezza del cuore: ché “(…) quando ci si rassegna alla verità, si riconosce immediatamente il proprio posto, e non se ne pretende uno diverso, perché l’angolino che ci spetta è tutto il paradiso di cui siamo capaci sulla terra. In cielo magari le cose cambiano.”

Sonia Serazzi è nata a Napoli. Dal 1995 ha scelto di vivere a San Vito sullo Jonio, un piccolo paese della Calabria Jonica, e ha imparato, come spesso accade a chi si approccia a questa nostra terra con gli occhi  puri e lo sguardo poco contaminato da repressioni e ripicche, che è una terra che “ti lascia campare senza chiederti nulla, come una melanzana nei campi rossi di tramonto”. Una terra che non ha bisogno di “croste dorate”, ma che è capace di mostrare la propria sostanza senza nulla pretendere. Una sostanza reale, autentica, che resiste a tutto e a tutti, nonostante le partenze e i ritorni, nonostante un cammino che ci appare  immobile ma che immobile non è: perché è un cammino che con uno sguardo retrospettivo si proietta in avanti e scorge con chiarezza il valore delle radici come verità profonda dell’essere.

E questo Sonia Serazzi lo ha capito bene e lo racconta con forza in questa storia che non possiede orpelli, né inquietudini, né erranza,  né sradicamento, ma mostra la parte migliore del Sud: quella che solo in pochi hanno la possibilità di scorgere, per quel tormento che ci si porta dentro tutta la vita, quando si parte e quando si resta, perché come dice il prof Vito Tetise è vero che non si parte fino in fondo, non si torna mai fino alla fine  e non si resta mai del tutto” (da Terra Inquieta –  ed. Rubbettino)  vivendo una condizione di erranza continua, di ulissidi per necessità.

Sonia Sirace, al contrario, non ha dubbi: torna a casa, dopo aver studiato a Perugia, e torna con la certezza che non vi siano per lei altri luoghi, e altre condizioni , dove poter vivere che quel suo “vicoletto con sopra le stelle”.

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Rosa Sirace è una che impara a fiorire nel posto che ha, e fiorendo scrive la sua vita di cose piccole su un’agenda: fogli con sopra il numero del giorno, e la carta che tiene il conto ripete quotidianamente che una storia non ha tutto lo spazio e il tempo che vuole. Così Rosa Sirace disciplina fatti, incontri e volti costringendoli sulle righe, e sceglie di essere sincera su quello che c’è intorno: la verità resiste a ogni poco. Allora la figlia di un Visconte operaio e di una Baronessa casalinga si porta in casa il lettore offrendogli un mondo senza imbrogli. Ma nell’offerta qualcosa brucia e qualcosa profuma, poi c’è il cielo, un azzurro modesto che Rosa Sirace insegue sul messale e impara da sua nonna: Antonia Cristallo. E Rosa tutto il cielo che scava lo appende in alto, a cominciare ogni pagina, e spera che bastino le Scritture a far scintillare la terra rivoltata. Il cielo comincia dal basso è un libro che mastica duro cercando il bene, e lo trova.

Il cielo comincia dal basso

Titolo : Il cielo comincia dal basso

Autore: Sonia Serazzi

Casa editrice: Rubbettino

Anno di pubblicazione: 2018

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