
E mi stupisco ancora
del tuo sangue violento che mi sfida
e sgrida con voce di vento.
Decifrassi una volta la vermiglia
cantilena che recita,
bando di morte o vita, chi sa dirlo?
Ma io non sono che il drago custode
dei tuoi polsi in burrasca, un pescatore
di maree che origlia dalla riva.
Anche infelice, se non fosse il lampo
che inatteso sorride e mi dà scampo
nella tenace mafia dei tuoi occhi.
Gesualdo Bufalino – da “L’amaro miele”, Einaudi, Torino, 1982