Non i soliti libri. Una selezione di buone letture per un Natale in clausura.

Letture per  Natale

Siamo già abbondantemente nel mood natalizio. Quest’anno più che mai e con un anticipo sui tempi che fa parte del particolare momento che stiamo vivendo e che, per il bisogno di leggerezza e di serenità – pur senza dimenticare il dolore e la sofferenza presenti in molte case -, si è affacciato già molti giorni prima del consueto 8 Dicembre.

Il libri sono beni essenziali

C’è da dire che questi due lockdown hanno dato un contributo non indifferente alle diverse possibilità di riflessione e di riconsiderazione di molti aspetti della nostra esistenza che,  per certi versi, stavano sforando le linee guida del vivere bene o del saper vivere o, quanto meno, di ciò che deve essere messo in alto nella scala dei valori.

Perché se da una parte la clausura forzata è stata, senza dubbio, un danno per tante attività e per l’equilibrio psichico di molti, e soprattutto un momento di grande sofferenza,  dall’altra ha dato modo di fermarsi e riflettere su molti aspetti di tutto ciò che possiamo considerare come un pre-pandemia: sulla frenesia, sulla velocità – ormai parte integrante delle nostre vite -, su quanto a certi aspetti importanti e a certi valori non si faceva più caso perché non si aveva più nemmeno il tempo di guardarli, osservarli, vederli.

Di sicuro ha dato la possibilità di mettere in chiaro una questione molto importante e molto sentita da chi considera i libri qualcosa di più che un oggetto da mettere in bella mostra in libreria. Mi riferisco alla decisione del governo di tenere aperte le librerie durante il secondo lockdown, sdoganando finalmente, mettendolo per iscritto, un concetto importante: i libri sono un bene primario perché diventano supporto per superare meglio un periodo di grandi difficoltà come quello che stiamo vivendo.

E cosi, nel nuovo DPCM, all’articolo 23, è stato messo nero su bianco: i libri, insieme ad altri beni primari come i prodotti alimentari, i medicinali o i prodotti informatici, sono un bene primario di cui non ci si può assolutamente privare.

La fila più commovente del web

Non è stato così in Francia, dove dal 30 di Ottobre si può uscire solo per accompagnare i figli a scuola e per acquistare beni di prima necessità, tra i quali, ahi loro, non rientrano i libri. Le librerie hanno dunque chiuso i battenti e molti francesi, prima della chiusura, si sono affannosamente muniti di pazienza per fare scorta di letture in vista del nuovo confinement. Un evento condiviso da molti, così come testimonia la foto, scattata da Astrid Dujardin e rilanciata sui social dall’editore Stephen Carrière, che ritrae una commovente  lunga coda di persone che aspettano, sotto la pioggia, di entrare nel punto vendita della catena di librerie Le Furet du Nord.

Letture per  Natale
la foto davanti a Le Furet du Nord di Lille (ph. Astrid Dujardin)

Una immagine, che ha fatto il giro del web, che racconta molto di quanto i libri possano davvero diventare risorsa e consolazione in momenti cosi difficili,  in cui le occasioni sociali sono azzerate, non è concesso frequentare i cinema o i teatri e gli incontri con gli amici sono vietati. Una immagine che dimostra quanto ogni libro può diventare un degno sostituto di tutto ciò: i libri, in fondo, non sono altro che un modo per evadere, viaggiare, studiare, farsi compagnia, senza muoversi da casa e senza dover incontrare nessuno.

Il libro non è un semplice oggetto, ma tra le pagine può aprire mondi e assecondare desideri, pur rimanendosene comodamente seduti sul divano, ancor più quando tutto questo è un obbligo. Come hanno sottolineato il presidente di ALI Confcommercio, Paolo Ambrosini e il presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi: “I libri sono beni essenziali e, soprattutto in un momento come questo, aiutano gli italiani a superare la solitudine e le difficoltà legate alle limitazioni della libera circolazione e della socialità (…)

Una classifica sui generis

Alla luce di quanto appena detto, e del Natale imminente, quale migliore occasione per regalare libri a iosa?  In un Natale che si prospetta ancora più raccolto, in famiglia, si, ma con molte distanze obbligate, regalare un buon libro può davvero fare la differenza.

Ho pensato di fare una lista di libri che possano essere dei buoni compagni di giornate nostalgiche come quelle natalizie, che possano essere una valida alternativa ai film natalizi

Non si tratta di ultime uscite né di titoli in classifica, ma di una speciale selezione personale di titoli, in ordine sparso, che ho amato e che, secondo una mia personale valutazione, possono non solo diventare compagnia ma anche spunto di riflessione per provare a dare un senso a tutto quanto sta accadendo.

E allora: bando alle ciance e iniziamo!

Letture per  Natale

CONSIGLI DI LETTURA

  1. Se una notte d’inverno un viaggiatore  di Italo Calvino, edito da  Mondadori

Di Calvino non amo ogni cosa, ma personalmente credo che questo libro sia una sorta di “percorso iniziatico” alla lettura. L’Intreccio di storie e di lettori che ne compone la trama rende il senso tutto dell’amore per i libri e per la lettura che contraddistingue i lettori forti. Dunque, lo metto al primo posto ad aprire le danze. E aggiungo: da leggere assolutamente!

2 . Gli indifferenti  e/o  Agostino di Alberto Moravia, editi da Bompiani .

Sono due delle opere di Moravia che amo: il primo, Gli Indifferenti,  gli diede il successo quando ancora era giovanissimo, a soli ventidue anni, nel 1929. È uno spaccato di quel tempo, ma anche del nostro. Ricco di spunti di riflessione, racconta dei personaggi abulici, piatti, indifferenti, appunto. Leo, Michele, Carla, Maria Grazia, mancano di forza, di energia vitale, di quella volontà che potrebbe permettere loro di smettere di vivere nel vuoto morale della società perbenista borghese a cui appartengono. Nel secondo, Agostino, uscito nel 1944,  Moravia insegue lo sguardo di un ragazzino che cresce in un ambiente ovattato e si scontra presto con il mondo vero: quello crudele e violento che non conosce orpelli e vive di espedienti.

Sono due libri che rappresentano uno snodo nella carriera di Moravia. Lui stesso, nella famosa intervista/libro di Alain Elkann, edito da Bompiani, dirà: «Agostino fu il punto di partenza di tutta la mia opera successiva e la conclusione del lungo travaglio dopo Gli Indifferenti. (…) Fino ad Agostino io non contavo più niente, tutti dicevano: “Quello è l’autore degli Indifferenti, non scriverà mai più altri libri.” Mi consideravano l’autore di un libro solo, e invece dovevo scriverne ancora quarantanove

  1. Le opere di Leonardo Sciascia, di cui consiglio Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia, edito da Adelphi.

Uscito nel 1977, è forse tra i meno conosciuti di Sciascia. Ho avuto modo di rileggerlo proprio in questi giorni e mi sento di consigliarlo fortemente. Candido  racconta il dopoguerra e apre uno spiraglio di consapevolezza su quanto possa essere difficile essere sé stessi e portare avanti, con convinzione, il proprio essere sinceri e puri: candidi, appunto. Oggi, esattamente come allora, solo con modalità diverse, l’ipocrisia è una vera spada di Damocle che non permette  di avere una visione lucida della realtà, di ciò che abbiamo intorno e di quanto tutto venga falsato dalle persuasioni che abbiamo impresse nella testa. Candido, per esserci riuscito e per aver, grazie proprio al suo distacco, offerto la possibilità di avviare delle trasformazioni profonde anche intorno a sé, viene addirittura definito, persino da sua madre, “un piccolo mostro”.  Un libro che offre una grande occasione di riflessione.

  1. Natalia GinzburgLe piccole virtù e/o Mai devi domandarmi , editi entrambi da Einaudi.

Chi ha imparato a conoscermi sa quanto io ami Natalia Ginzburg. Di lei amo il rigore con il quale è stata capace di essere una donna senza fronzoli, che è riuscita ad andare al sodo delle cose della vita prendendosi i propri spazi in maniera concreta. E da questi due libri, che amo particolarmente, viene fuori una sorta di autoritratto, mai troppo intimo, ma legato alle cose della vita, che permette di entrare in contatto con la donna, la madre, la scrittrice, la bambina, l’amica Natalia. In particolar modo, segnalo “Ritratto d’un amico”, ne Le piccole virtù, in cui Natalia racconta il suo grande amico e maestro Cesare Pavese. Un ritratto commovente, «la più bella cosa che sia stata scritta sull’uomo Cesare Pavese»  come disse Italo Calvino.

  1. Anna Maria OrteseIl mare non bagna Napoli, edito da Adelphi.

Uscì per la prima volta nella collana “i Gettoni” di Einaudi, voluto fortemente da Vittorini.

La Ortese fu una donna e una scrittrice schiva e solitaria, ribelle e anticonformista, con una ricerca spasmodica della verità che trasferì anche nella sua letteratura. Per lei scrivere era un modo per esorcizzare il dolore e lo faceva quasi sempre per sé stessa: qualche volta guardandolo in faccia e riportandolo, senza mezzi termini, nel racconto, altre volte provando a camuffarlo dietro una visione magica e surreale della vita.

Ne Il mare non bagna Napoli racconta una città dilaniata dalla guerra, che prova a ricostruirsi e a rinascere, una Napoli segnata dalla fame e dal dolore che lei racconta con una visione neorealistica, nonostante nessuno mai la pose in questo filone della letteratura. Molto rappresentativo di tutta la raccolta è il racconto Un paio di occhiali”, dove lo sguardo trasognato di una ragazzina “quasi cecata”, diventa dolore e smarrimento subito dopo aver inforcato per la prima volta gli occhiali, regalategli dalla zia. Un momento tanto atteso dalla bambina che diventa un modo, invece, per vedere veramente le brutture di un mondo che fino a quel momento si era immaginata come qualcosa di bello e puro e speciale, nonostante la sua vita poco agiata: la scoperta di un mondo certamente diverso che le provoca un pianto di dolore e smarrimento.

Anna Maria Ortese è una scrittrice che trova poco spazio nel panorama degli scrittori del Novecento, nonostante sia stata una grande voce. Nel 1979, con Il cappello piumato, fu eletta come una delle grandi donne della nostra letteratura e con Elsa Morante si contesero il titolo di prima assoluta, ma nonostante questo il suo nome non ebbe la circolazione che meritava. Con Il mare non bagna Napoli, pubblicato nel 1953,  vinse il premio Viareggio, ma questa raccolta di racconti fu visto dagli intellettuali della rivista Sud, dove collaborava la stessa Ortese, come un libro contro Napoli, perché troppo duro nel descriverne l’immagine più vera di un certo squallore che a Napoli era presente. Per questo venne additata come  nemica della città  costretta ad abbandonare Napoli che amava e aveva scelto, senza più far ritorno.

  1. Un’opera di Cesare Pavese.

A settant’anni dalla morte quale migliore occasione per approfondire un autore ancora così poco conosciuto? Di solito sono sempre molto in difficoltà quando devo consigliare Pavese, perché di lui amo tutto: dalle lettere ai romanzi alle poesie. Tutto. Se però penso a cosa possa essere importante tra le sue opere per capirne davvero l’essenza, allora sono due i libri che penso siano davvero fondamentali:  i Dialoghi con Leucó, che è il vero snodo per approfondire tutta la sua opera letteraria,  assieme a La luna e i falò. Entrambi editi da Einaudi, sono due libri molto diversi ma che sono uniti da una stessa intenzione: quella di riscoprire il mito, attraverso una serie di simboli, di significati, di archetipi, che diventano la strada per la comprensione delle cose del mondo, e che diventano, per Pavese, un modo per veicolare, attraverso il racconto, il suo messaggio. Di sicuro sono le due opere più mature che ci permettono di capire tutto il  percorso letterario e umano di Pavese.

Un buon supporto,  per introdursi o affrontare la lettura di Pavese, è un libro uscito proprio quest’anno e che consiglio:  A Torino con Cesare Pavese, di Pierluigi Vaccaneo – presidente della Fondazione Pavese – edito da Giulio Perrone editore. Un viaggio bellissimo tra le radici,  le inquietudini, le esperienze che hanno fatto di Pavese l’uomo e lo scrittore che è stato e che ci aiutano a capirne, forse, anche la sua scelta estrema.

  1. Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, edito Einaudi.

Un classico da leggere, o da  rileggere con più consapevolezza, per capire certe distanze, certi pregiudizi, certi mali radicati là dove Cristo non è mai arrivato e dove continua a non arrivare, tra l’indifferenza di molti e gli interessi di pochi che, di quei luoghi, continuano indisturbati a farne poltiglia. Alla luce di molti fatti anche di oggi, sarebbe buona cosa leggerlo per provare a comprendere un abbandono ingiustificato e la rassegnazione che non ne è la causa, ma una conseguenza dolorosa che altro non fa se non contribuire a quello stesso abbandono.

Levi racconta dal di dentro un Sud che non gli appartiene, ma che ha la capacità di guardare con i giusti occhi per capirne l’essenza e  per comprendere quel mondo e le sue contraddizioni, fatto di umiliata e rassegnata sofferenza, ma anche di una grande ricchezza che è quella delle piccole cose: quelle semplici e autentiche che appartengono al  mondo contadino.

  1. Alessandro Barbero Dante Editori Laterza  

C’è un libro appena uscito – l’unico di questa lista sui generis, insieme al libro su Cesare Pavese – ed è la storia della vita di Dante,  raccontata dal professor Alessandro Barbero, che sento di voler consigliare come opportunità per  rispolverare, tra i ricordi scolastici, anche la rilettura/studio della sua opera più importante: la Divina Commedia. Leggendola in età adulta, e senza lo spauracchio dell’interrogazione, si ha l’opportunità di gustarne ogni singola immagine che,  attraverso le storie, i personaggi, le situazioni narrate, diventa spunto di riflessione importante per molti aspetti che fanno parte della vita di tutti noi.  Il professor Barbero ci concede l’opportunità di conoscere l’autore  più a fondo e da un punto di vista ancora più umano,  se vogliamo:  Dante era un uomo perfettamente inserito nel suo tempo che vive momenti di gloria, ma che ad un certo punto si perde e vive una fase di grande crisi che gli offre la possibilità di guardarsi dentro e di capire che, a volte, è necessario scendere fino in fondo alla parte più buia dell’umanità per poterne riconquistare la bellezza.

Conoscere meglio l’autore ci fa decifrare meglio lo scopo del viaggio di Dante verso la salvezza. Pertanto, se vi venisse voglia davvero di rileggere la Divina Commedia, cosa che consiglio vivamente, quantomeno nelle parti più significative, aggiungo, a supporto,  la lettura del bellissimo libro di Franco Nembrini, In cammino con Dante, edito da Garzanti,  che vi accompagnerà nella scoperta di paesaggi, situazioni e anime simboliche dell’aldilà,  ma, soprattutto, tra i pensieri e le riflessioni che scoprirete quanto più attuali e ricchi di ispirazione.

  1. Goffredo PariseI sillabari – Edito da Adelphi

Un bellissimo viaggio nei sentimenti dell’animo umano, dalla A di Amore alla S di Solitudine, passando per Bellezza, Lavoro, Nostalgia, Sesso,  i Sillabari è uno dei più bei romanzi del Novecento, seppur non si tratti di un vero e proprio romanzo e nemmeno di un libro molto conosciuto. Scritto negli anni ’70 del Novecento, i Sillabari è una raccolta di racconti costruiti sulla necessità di andare a fondo, all’essenza delle cose e dei sentimenti, che Parise sente come impellente. L’idea venne a Parise a seguito di un incontro con un bambino che annotava sul suo sillabario una frase semplice:  “L’erba è verde”. Uno spunto che gli fece venire voglia di intraprendere questo viaggio intimo nelle cose e nei sentimenti nella loro essenza ed essenzialità.

Di Goffredo Parise e dei suoi Sillabari, Natalia Ginzburg scrisse: «Amavo soprattutto la sua solitudine. Quando lo incontravo per strada, nel vederlo venire avanti mi sembrava che la solitudine si fosse stampata sulla sua persona, non già come una condizione di sventura ma come uno strumento di conoscenza. Egli aveva la facoltà di guardare il mondo sempre con i propri occhi solitari, e non già con i mille occhi riuniti insieme delle opinioni e dei giudizi correnti. Era una facoltà che in lui con gli anni cresceva, si faceva ostinata e intensa. Dalla sua estrema solitudine, sono nati i racconti dei «Sillabari». Ogni racconto è il disegno di una fisionomia umana in un momento di solitudine assoluta e totale, un momento in cui il mondo le appare sguarnito di tutte le idee che vi sono incrostate sopra. In un momento simile, lo sguardo che si posa sul mondo è uno sguardo di meraviglia, di amarezza e di libertà.»

  1. Vincenzo ConsoloLunaria – edito da Mondadori

Lunaria è una favola teatrale  il cui protagonista è Casimiro, un Viceré di Palermo, triste e misantropo, idealista e disilluso, oppresso dalla moglie e dai suoi cortigiani, che sogna la caduta della Luna e assiste, poi, all’avverarsi di quel sogno. Un “Cuntu” , come più volte Consolo stesso lo ha definito,  ispirato a “Lo spavento notturno” di Giacomo Leopardi e  a “Le esequie della Luna” di Lucio Piccolo.

È il racconto di una Luna che è metafora della caduta dei miti nel nostro tempo: il sogno di un futuro che svanisce, la disillusione di fronte alla realtà, l’utopia che si fa malinconia.

«Ma se malinconia è la storia, l’infinito, l’eterno sono ansia, vertigine, panico, terrore. Contro i quali costruimmo gli scenari, i teatri finiti e familiari, gli inganni, le illusioni, le barriere dell’angoscia. E il primo scenario fu la Luna, questa mite, visibile sembianza, questa vicina apparenza consolante, questo schermo pietoso, questa sommessa allegoria dell’eterno ritorno. Lei ci salvò e ci diede la parola, Lei schiarì la notte primordiale, fugò la dura tenebra finale. A Lei rivolsero parole di luce e miele filosofi e poeti, pastori erranti, preghiere le donzelle, nenie i fanciulli, lamenti uomini chiusi nelle torri. Se ora è caduta per il mondo, se il teatro s’è distrutto, se qui è rinata, nella vostra Contrada senza nome, è segno che voi conservate la memoria, l’antica lingua, i gesti essenziali, il bisogno dell’inganno, del sogno che lenisce e che consola. Lunaria da ora in poi si chiamerà questa contrada, Lunaria… »

Un’occasione, anche questa, per riflettere sul nostro tempo, sulle illusioni che lo contraddistinguono e con le quali siamo stati costretti a scontrarci e a guardarle con occhi diversi: sicuramente guardando alla realtà da una prospettiva che mai avremmo immaginato.

Classificazione: 1 su 5.

La mia carrellata di consigli finisce qui. Speriamo diventi spunto per altre letture collegate a queste, perchè si sa: da cosa nasce cosa e ogni volta che si esplora un nuovo universo, da quello posso nascere nuovi mondi.

Un ultimissimo appunto a cui noi di Di Libri e Altro teniamo molto: sosteniamo quanto più possibile le librerie indipendenti presenti nel nostro comune, acquistando da loro. E se siete in zona rossa e nel vostro comune non ci sono librerie, niente paura: utilizzate Bookdealer e potrete sostenere la vostra librerie del cuore (anche più di una!) in qualunque comune d’Italia!

[Credits: Foto in copertina by Thought Catalog on Unsplash]

Buone Letture e Buon Natale da

Redazione DilibrieAltro

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